
Bulgarelli Number 8: quando il calcio racconta la sua anima di Pierluigi Grande
BOLOGNA – Un evento, tra le mura maestose della Sala Borsa, che Bologna non dimenticherà. Un momento sospeso nel tempo, in cui la memoria è diventata emozione e il calcio è tornato ad essere ciò che davvero è, un mix perfetto tra: racconto, valori, cuore.
È andato in scena il Premio “Bulgarelli Number 8” 2024-2025, promosso dall’Associazione Italiana Calciatori con il patrocinio del Comune di Bologna e il sostegno della Regione Emilia-Romagna.
Un premio che non celebra solo il talento, ma l’anima profonda del gioco del calcio. Ideato da due amici storici di Giacomo Bulgarelli, Fabio Capello e Luigi Colombo, questo riconoscimento è un ponte tra la poesia del calcio antico e le passioni del calcio moderno.
La presentazione multimediale, interessante e vibrante, ha regalato al pubblico presente una carezza al cuore. Una narrazione fatta di immagini, parole e memoria, in un anno in cui il Bologna torna a scrivere la storia, conquistando la Coppa Italia proprio all’Olimpico, lo stesso stadio che il 7 giugno 1964 vide Bulgarelli e i suoi compagni trionfare contro la Grande Inter di Helenio Herrera. Un cerchio che si chiude, o forse si riapre, con la stessa magia.
Gianni Grazioli, anfitrione della serata e motore instancabile dell’AIC, ha sottolineato il valore simbolico di questa edizione: “Proprio oggi, che il Bologna torna a vincere nella stessa arena di Bulgarelli, il premio assume un significato ancora più potente. E pensare che Vincenzo Italiano era stato eletto miglior allenatore dell’anno ancor prima della conquista della Coppa…”
E proprio a Vincenzo Italiano, oggi tecnico del Bologna, è andato il riconoscimento come Miglior Allenatore della Serie A maschile. Il suo nome si aggiunge a quello di Massimiliano Canzi, premiato come miglior tecnico della Serie A femminile.
Anche Luigi Colombo, assente per motivi personali, ha voluto inviare il suo messaggio colmo di affetto e nostalgia: “Giacomo era profondo, mai banale. Insieme a Capello hanno fatto la storia della telecronaca a doppia voce. Questo premio è il nostro modo di non dimenticare.”
Fabio Capello, che ha guidato la giuria, ha rimarcato l’importanza di premiare figure che incarnino non solo il valore tecnico, ma soprattutto i valori umani: “Cerchiamo nel calcio di oggi quelle stesse radici, quelle stesse emozioni che il calcio di ieri ci ha lasciato in eredità.”
Tra gli applausi, sono stati consegnati i premi ai protagonisti dell’anno:
Migliori Centrocampisti Serie A: Samuele Ricci (Torino) e Emma Severini (Fiorentina), volti giovani ma già maturi per rappresentare il cuore pulsante del centrocampo.
Miglior Arbitro: Davide Massa, simbolo di rigore e imparzialità.
Premio alla Carriera: Giorgio Chiellini, colonna della Juventus e della Nazionale, uomo di campo e di valori, esempio raro di sportività e intelligenza calcistica.
Migliori allenatori: Vincenzo Italiano e Massimiliano Canzi.
“Lo sport è vita – ha detto Italiano – è una magica connessione tra atleti e tifosi, capace di generare emozioni che attraversano le generazioni.” E come non credergli, quando quelle stesse emozioni continuano a risuonare in luoghi come la prestigiosa e favolosa “Sala Borsa” della Biblioteca di Bologna.
Un grazie sentito a Gianni Grazioli, a Fabio Capello e a Luigi Colombo, primo maestro di giornalismo sportivo per chi scrive. E con l’orgoglio di chi ha avuto il privilegio di esserci, posso dire con il cuore: “Io c’ero.”
Alla prossima edizione. Perché finché esisterà un pallone che rotola, ci sarà una storia da raccontare.
Pierluigi Grande